Il Palazzo Vanvitellinao
Il Palazzo Vanvitellinao
Il Palazzo Vanvitellinao
Incastellamento e struttura insediativa del territorio rotense (secc. IX - XI)
La mappa dei Castelli e fortificazioni della Campania di Luigi Maglio è tra le più esaurienti rappresentazioni di complessi fortificati della Campania, di cui ben trentacinque appartenenti ai Sanseverino di Marsico durante i circa cinque secoli di dominio della potente famiglia.
Nell’ambito del territorio dell’antico gastaldato rotese ne rientrano otto, di cui, tra i più estesi del Mezzogiorno, si segnala il castello di Mercato S. Severino. Gli altri sono quelli di S. Giorgio, Roccapiemonte, Montoro, Solofra, Serino, Forino e Lauro.
È ai Normanni che si deve, durante la conquista del Mezzogiorno, il più intenso attivismo in materia di edilizia militare.
Con l’avvento dei Normanni nel salernitano, impegnati al seguito del Guiscardo nella conquista del Principato, l’occupazione del gastaldato di Rota costituisce una importante operazione militare e strategica. Rota, infatti, è una realtà importante sul piano tattico per la sua posizione tra la pianura vesuviana, l’avellinese e il beneventano a Nord e Salerno e la pianura pestana a Sud.
L’azione militare ad opera del normanno Troisio nella valle di Rota si compie nel 1066. Si ignora se all’epoca esiste già un castrum o altra opera difensiva sulla collina del Palco, dove attualmente sorge il castello, benché non è improbabile la presenza di qualche torre di avvistamento o di opere fortificate considerati i transiti forzosi a valle condizionati dall’orografia del territorio.
L’avvento di Troisio produce profondi mutamenti nel territorio rotese, a partire dal cambiamento del nome da Rota in S. Severino. Toponimo che finisce per identificare la famiglia e lo stesso castello.
Il castello di S. Severino, considerata la sua ampiezza, ha in realtà sempre conservato una funzione militare essenziale per la difesa della capitale del Principato, considerata l’assenza di castelli, rocche, fortini o altre opere di difesa lungo il tratto S. Severino-Salerno.
Mercato, futuro capoluogo del complesso feudale, è citato per la prima volta nel 980 a proposito della chiesa S. Maria delle Grazie, che originariamente sorge in luogo di un forum.
Non si può tuttavia escludere, considerati i ricordati attraversamenti di strade romane nella valle, che il luogo si configuri proprio col nome “forum”, alla stregua di quei centri che i Romani fondano lungo le principali vie di comunicazione nei territori da loro assoggettati. Località che rendono più attivo il commercio e l’economia locale con lo svolgimento di nundinae, cioè di mercati che richiamano i contadini del circondario per la vendita e lo scambio dei prodotti del suolo e dell’industria.
All’atto dell’occupazione di Rota, i primi interventi di Troisio si concentrano soprattutto nel potenziamento e nel consolidamento dell’apparato castellano.
Le trasformazioni strutturali dei castelli rispondono soprattutto ad esigenze militari e ai criteri innovativi introdotti nel macchinario bellico.
I numerosi casali dello “Stato” sono distribuiti quasi tutti tra la pianura e la bassa collina. La dislocazione in piano è quasi sempre prossima ai corsi d’acqua: sul torrente Solofrana gravitano Acigliano, Pandola, Mercato, Sant’Angelo e, anche se più distanziati, Curteri, Piazza del Galdo, Piro, S. Eustachio, S. Felice, Costa, S. Maria a Favore, S. Giorgio, Fimiani e Lanzara, che usufruiscono delle sue acque per l’irrigazione dei terreni agrari, in perenne aperto e irrisolto conflitto con i proprietari dei molini.
Si registra, infine, l’azione delle acque sorgive in località Faraldo, a ridosso del casale Mercato, che alimentano una plaga paludosa che resiste fino a tutto l’Ottocento, nonostante i tentativi dei vari governi di pervenire ad una bonifica. L’azione dei corsi paludosi, in passato, ha penalizzato pesantemente lo sviluppo demografico e urbano di Mercato che per le funzioni esercitate (politiche, amministrative, giurisdizionali, mercantili ecc.) detiene tutti i requisiti per aspirare al ruolo di città.
