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Evo antico

Il territorio dello “Stato” di S. Severino, coincidente con l’alta valle del Sarno, la valle di S. Severino, la bassa Irpinia e l’alta valle dell’Irno, rappresenta un crocevia naturale, sbocco di numerose direttrici di traffico che provengono dalla pianura campana, dall’Irpinia e dal golfo di Salerno.
L’area valliva comprende un bacino idrografico alimentato dalle acque piovane e da numerose sorgenti confluenti nel fiume Sarno, che sbocca nel Golfo di Castellammare. Il principale immissario è il Solofrana, con i subaffluenti Calvagnola, Laura e altri corsi minori.
La valle dell’Irno, che comprende parte del territorio dell’antico “Stato” feudale di S. Severino, è attraversata dal fiume omonimo che sbocca nel Golfo di Salerno.
L’intero territorio ha conosciuto una frequentazione antropica a partire dal Paleolitico medio (periodo musteriano) con soluzione di continuità fino ai nostri giorni.
Popolazioni italiche e possessores romani vi esercitano una intensa frequentazione. Abbondano infatti agglomerati urbani derivanti da gentilizi italici (Acigliano, Spiano, Fisciano, Banzano Siano, Bracigliano, Orignano, Bolano, Misciano, Aterrano, Banzano, Caliano ecc.) affiancati a toponimi amministrativi tardo-antichi (Villa e Vignadonica) e ad alcuni reperti non eccelsi.
La fitta rete fluviale e torrentizia costituita dal Solofrana, dal Laura, dal Calvagnola, dall’Irno è stata sfruttata sin dall’antichità quale via di penetrazione di uomini e mezzi. È lungo i loro tortuosi transiti che si sviluppano nella valle gli attraversamenti delle prime direttrici di traffico quali la Corfinio-Salerno, un diverticolo dell’Annia e la Via dei Due Principati (Via delle Puglie). Tutte e tre confluenti in un polo nodale coincidente con l’antica città di Rota (nei pressi della frazione Curteri del comune di Mercato S. Severino).
La Rota romana è certamente tra le più consistenti testimonianze storiche del territorio. Il nucleo urbano si sviluppa intorno ad una stazione di pedaggio presso la quale gens romana riscuoteva il rotaticum, una tassa sulle rotae transitanti nel cuore della valle di S. Severino. Il rotaticum fra il I sec. a.C. e il tardoantico, tramite le istituzioni periferiche statali, veniva esatto sia sulla Corfinio-Salerno, dove si svolgeva il traffico granario tra Puglia, Campania meridionale e Calabria tirrenica, sia lungo il ricordato diverticolo dell’Annia battuto dal traffico commerciale locale12.
La riscossione del rotaticum avveniva presso una mansio, un edificio che oltre alla funzione esattoriale fungeva da servizio di posta, cambio cavalli, stalle ed altro intorno alla quale prende corpo la cittadella di Rota.
Altra emergenza di rilievo del territorio ascrivibile all’epoca romana è costituita dall’Acquedotto Augusteo, che dal I secolo a.C. al III d. C. convoglia acqua potabile da Serino (per Sarno, Nola, Pompei, Atella, Acerra, Napoli, Pozzuoli, Baia, Cuma) a Miseno. In ambito rotese, l’acquedotto tagliava Preturo, Montoro Inferiore, Figlioli, Acigliano, Mercato S. Severino, S. Giorgio e Lanzara14.
Meno visibili, ma in parte evidenti, grazie alle delimitazioni di siepi, muretti di confine e tratti di strade campestri, sono le terre centuriate frutto evidente di una intensa e lunga colonizzazione romana.

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